domenica 30 agosto 2015

La respirazione costo-diaframmatica

Rispondo alle tante persone che mi hanno scritto chiedendomi altre informazioni sulla respirazione costo-diaframmatica in termini molto semplici. La respirazione costo-diaframmatica si chiama in questo modo poichè vede attivi il diaframma e le costole  pertanto la respirazione che molti mi riportano in cui si deve gonfiare la pancia come se fossimo una donna in stato di gravidanza non è a parere mio corretta. Ne ho spiegato i motivi nel mio libro di tecnica vocale "Semplicemente cantare" ABEditore, i lettori interessati possono approfondire nel testo. Per rispondere alle richieste sulla respirazione costo-diaframmatica innanzittto osservare la figura sottostante in cui è possibile vedere dove è localizzato corerttamente il diaframma (esso non è nell'addome come molti di voi mi hanno scritto) ma si trova appena sotto la fine dello sterno e gira indietro, come un mantello, fino alle utlime costole. Non soltanto è possibile vedere il diaframma ma anche percepirlo: se si fanno scorrere le dita lungo lo sterno si arriva ad un punto in cui esso finisce (processo xifoideo), qui inizia il diaframma e se si fanno dei colpi di tosse si percepiscono i movimenti che essocompie in fuori e in dentro. Detto in parole semplicissime per realizzare una respirazione costo-diaframamtica: quando inspiriamo, cioè prendiamo aria, dobbiamo espandere l'epigtastrio, la cintura diaframamtica ovvero la zona compresa tra diaframma e ultime costole  (chiamato anche plesso solare). Nell'immagine vengono evidenziati il diaframma e le utlime costole, la zona centrale del nostro corpo chiamata anche "core" è quella che deve venire attivata nella respirazione costo-diaframmatica.



Ecco un esercizio base che propongo sempre ai miei allievi: distesi porre una mano appena sotto allo sterno e una sulle ultime costole, inspirando dal naso molto lentamente permettere che il fiato scenda in basso e fuori verso la mano posta sul diaframma e lasciare libera la muscolatura addominale superiore di rilassarsi (la mano sale), lasciare poi che il fiato scenda ancora più in basso allargando ed espandendo le ultime costole e dilatando anche la parte posteriore della schiena. Si realizza in questo modo una respirazione a 360°: davanti, in alto e dietro, suggerisco l'immagine di essere all'interno di un armadio e dovere aprire le ante verso l'esterno e indietro. Lo stesso esercizio va svolto in piedi, ricordo che questa ampiezza a 360° va mantenuta cantanto evitando che il torace si sgonfi subito e che il petto si abbassi (mantenere le costole aperte). Un momento prima di cantare fare rientrare dolcemente e impercettibilmente gli addominali verso l'interno e l'alto per sostenere il diaframma (sostegno) e gestire l'uscita del fiato esclusivamente con gli addominali, facendoli rientrare gradualmente. Ricordo che è importante essere seguiti da un bravo vocal trainer che possa stendere un piano di lavoro personale.

Per chi avesse bisogno di lezioni di canto in cui comprendere le basi del canto concretamente, per approfondimenti e chiarimenti invito a contattarmi.

A presto

Andrea

Il giro di fiato e il suono in maschera


Rispondo a Arianna, Giacomo, Luca, Pierpaolo, Annalisa e Giorgia che mi hanno scritto in privato chiedendomi di spiegare ulteriormente i concetti di giro di fiato e di suono in maschera. Cercherò di essere più chiaro possibile, ho preparato anche delle immagini che possono essere di supporto. 
Il canto, come sappiamo, avviene sul fiato che viene espirato che esce poi dalla bocca: il neofita  ha un'idea del suono parlato e cantato che fuoriesce dal cavo orale e qui localizza l'emissione, in termini tecnici si parla di suono buccale o orale, per differenziarlo da quello in maschera. Nel canto impostato bisogna invece imparare ad adeguare il cavo orale e i risuonatori in modo che il suono compia il cosiddetto giro di fiato e vada nella maschera, si tratta di due concetti strettamente collegati. In parole semplicissime cosa significa questo? Immaginare che, una volta prodotto dalla corde vocali, il suono salga per il faringe e, a livello del palato molle (dove è situata l'ugola),  il suono non vada in avanti per uscire dalla bocca ma si elevi in alto  sopra al palato molle e faccia una giravolta  in avanti (giro di fiato) per uscire e proiettarsi davanti al volto frontalmente nella  zona tra naso e fronte (maschera). 
E' possibile pensare di avere un forellino alla radice del naso in mezzo agli occhi e di dovere fare uscire i suoni aprendoli verso l'esterno. Come ho suggerito nel mio libro "Semplicemente cantare", pensare al fiato che scorre sempre avanti e dritto come se seguisse una strada ampia e piana e non ci fossero differenze tra suoni che salgono e scendono, ma fossero tutti nella stessa posizione. Utile l'esercizio di pronunciare la silalba HNI e percepire le vibrazioni anteriori ed il suono elevato, ricordarsi contemporaneamente di rilassare la mandibola per non stringere i suoni. 
Nell'imamgine sottostante go preparato un'imamgine in cui vedere: laringe, faringe, palato molle e palato duro:


Nell'imamgine sottostante si può osservare il tragitto che il fiato compie per produrre un suono buccale o orale:

Nell'immagine sottostante visualizzare il tragitto che il fiato compie per produrre un suono con giro di fiato e proiezione in maschera:



La tradizione del belcanto suggerisce anche l'idea di pensare al fiato che continua sempre avanti come una ruota, il fiato sale facendo il giro, si eleva e discende per poi risalire ciclicamente: i suoni scendno in avanti e in giù come meravigliosi zampilli di una fontana. 

Spero di essere stato utile e chiaro nella mia brevità,  per qualsiasi dubbio, approfondimento o necessità vi invito a contattarmi o ad approfondire gli argomenti che si trovano nel libro "Semplicemente cantare", ABEdizioni.

A presto 

Andrea