mercoledì 18 giugno 2014

Schema di riferimento sintetico sulla tecnica del canto





Mi avete scritto in molti, profani, studenti e professionisti facendomi diverse domande, vi ringrazio tutti, anche per i tanti complimenti. Se questo blog può essere da guida e di aiuto ne sono felice, ricordate sempre però che è necessaria la guida di un esperto che verifichi e suggerisca sulla base del singolo. Ogni persona infatti ha una propria struttura e particolari esigenze, l’insegnamento del canto consiste proprio nel vestire un capo su misura tenendo sempre presenti i concetti fisiologici.
Ho preparato questo post che vuole essere un quadro generale all’interno del quale sono racchiuse le risposte alle tante domande che mi sono pervenute. Cercherò nel possibile di utilizzare un linguaggio semplice e chiaro che possa arrivare a tutti, questa scelta dunque è consapevole, usare un linguaggio troppo tecnico potrebbe creare incomprensioni.  Lo farò in modo sintetico e basilare, come mi avete chiesto, andando subito “al sodo”, offrendovi uno schema di base  Affronterò tre macroargomenti:
  • Respirazione
  • Sostegno
  • Appoggio/emissione vocale
Ricordo che tre sono gli elementi importanti: le costole, i muscoli addominali e la posizione dei risuonatori.

  1.  Le costole cantando devono mantenersi ampie e aperte a seguito della respirazione costo-diaframmatica, questo permette di creare una cassa di risonanza ampia e di tenere il diaframma ben teso. 
  2.   Gli addominali devono essere attivi nell’espirazione, il loro compito è quello di rientrare gradualmente guidando  e controllando l’emissione del fiato. 
  3.  I risuonatori (bocca, faringe, laringe, etc) sono responsabili della qualità dell’emissione vocale

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La respirazione costo-diaframmatica

Posizione di partenza: appoggiare una mano sulle ultime costole (con le dita che fasciano le costole anteriormente) e l‘altra mano sulla zona dell’epigastrio (ricordo che l’epigastrio è la zona addominale superiore addominale).
Inspirare lentamente a bocca chiusa  e aprire lateralmente le ultime costole, lasciando che il fiato poi salga e riempia anche la zona epigastrica. Ricordo ad esempio l’idea della fisarmonica posta tra le ultime costole.



Fig. 1: allargare le ultime costole in fuori e in alto                    Fig.2: immagine della fisarmonica

Esercizi di percezione della respirazione
Vi propongo alcuni esercizi per percepire e realizzare la respirazione costo-diaframmatica: ricordo che si chiama così perchè realizzandola in modo corretto vengono utilizzati diaframma e costole, al cona mediana e infeririore del torace, che è la più capiente. Non si respira solo con la pancia, gonfiando l'addome in modo esagerato lasciando inattiva la cassa toracica, questa respirazione ricordo che è dannosa e improduttiva all'emizzione del canto. 
  1. Mettere due mani ai lati della cassa toracica inferiormente (sulle ultime costole), facendo una breve pressione in dentro. Inspirando concentrarsi sull’allargamento delle ultime costole, lasciando che gradualmente il fiato poi vada in alto.
  2.  Mettere una mano sulla zona dell’epigastrio (la zona alta dell’addome) e una sulle ultime costole, inspirando: lasciare scendere l’aria con movimento in basso e in fuori, permettere che la parte compresa tra l’epigastrio e le ultime costole si rilassi e si dilati.  Un errore è quello di tenere la zona dell’epigastrio compressa, essa deve rilassarsi abbandonandosi al fiato che entra, allargando contemporaneamente le ultime costole. Quello che conta è non lasciare cedere tutto l’addome soprattutto la parte inferiore, lasciando invece dilatare la parte inferiore e mediana del torace. 
  3. Mettere una mano sulla zona ombelicale e pensarla come centro inspiratorio : il fiato parte dell’ombelico e sale verso l’alto aprendo il torace lateralmente, posteriormente e anteriormente. Ci si può aiutare immaginando il proprio torace come un bicchiere in cui entra del fluido dal basso verso l’alto.


4.   In silenzio e con calma inspirare a bocca chiusa, concentrandosi sul percorso mentale del fiato che entra dalle narici, gira indietro e sotto gli occhi e poi scende lentamente verso le ultime costole allargandole. Pensare sempre che il fiato accarezza morbidamente l’interno del corpo e lo dilata, proprio come aspirassimo da una cannuccia aria verso la base del torace. 
5.       Chiudere una narice con un dito e posizionare l’altra mano sulle ultime costole, inspirare e percepire la connessione tra naso e ultime costole che si aprono e chiudono.

Il sostegno
Appena prima di cantare fare rientrare lievemente l’addome, questo movimento da un sostegno al diaframma e al torace che rimane alto.





Appoggio

Consiste nel utilizzo sincronico e armonico di due aspetti:
·         Mantenere le costole aperte
·         Fare uscire l’aria utilizzando esclusivamente i muscoli addominali, i quali diventano il motore della voce.

Muscoli addominali e ruolo nel canto: il ruolo nella gestione del fiato
Il ruolo degli addominali è basilare nel canto: essi sono il motore della voce, quando espiriamo pensiamo che il movimento parta dagli addominali che rientrano. Questo gesto accompagna il fiato fuori e la compressione più o meno decisa dei muscoli addominali permette di diventare attori e attivi nel ruolo dell’emissione di fiato. Usando i muscoli addominali in questo modo siamo noi a diventare padroni del nostro fiato e della gestione dello stesso, cantare diventa  semplicemente emissione sul fiato che esce, cantare sul soffio di fiato che si espira.

Detto in modo sintetico si inspira allargando la base del torace e aprendo il diaframma e si espira usando i muscoli addominali, che sono il motore della voce e che gestiscono in modo attivo la fuoriuscita del fiato.
La zona addominale in diverse persone è debole e la tendenza è quella di spingere la pancia in fuori: in questo modo non aiutiamo il diaframma nella risalita. Inoltre i muscoli addominali con il movimento graduale in dentro e in su hanno la funzione di una pompa che soffia fuori l’aria inspirata, ritorneremo su questa importante funzione. Alcune discipline come ad esempio il pilates parlano di “spingere l’ombelico contro la colonna vertebrale”, oppure di contrarre i muscoli addominali durante lo sforzo rendendo l’addome a cucchiaio. Questo significa, soprattutto nei soggetti con debolezza muscolare e tendenza a fare il “pancione in fuori”, di ristabilire il corretto equilibrio nel distretto addominale, facendo uso di questi importanti muscoli durante l’espirazione e durante lo sforzo.
Esercizi consigliati per prendere consapevolezza e percepire il lavoro addominale
  1. Inspirare lentamente (secondo le modalità precedentemente esposte) ed espirare velocemente facendo rientrare di colpo tutti gli addominali e chiudendo subito la cassa toracica, percepire il lavoro degli addominali che spingono fuori tutta l’aria velocemente e della cassa toracica che si chiude. E’ importante in questo esercizio svuotarsi subito e in modo vigoroso.
  2. Inspirare lentamente (secondo le modalità precedentemente esposte) stavolta espirare lentamente facendo rientrare gradualmente gli addominali e mantenendo la gabbia toracica in espansione, percepire il lavoro attivo degli addominali che possono graduare l’uscita dell’aria e controllarne la velocità. Lasciare uscire l’aria piano piano e in modo lento come se soffiassimo silenziosamente senza volerci fare sentire da qualcuno.
Percepire sia il torace aperto e sostenuto sia il lavoro attivo degli addominali che regolano il fiato, proprio come una molla che piano piano si comprime e permette al fiato di uscire. Raccomando che il fiato deve essere gestito con gli addominali in modo graduale e morbido  senza irrigidire “come il marmo” subito i muscoli dell’addome, dunque l’intensità deve essere graduale.


 Esercizio propedeutico alla dinamica del canto
1-      Inspirare usando la respirazione costo-diaframmatica Eseguire un breve sostegno: fare rientrare leggermente l’addome.
2-      Espirare concentrandosi sugli addominali che, come una pompa automatica danno il via all’espirazione. Per paradosso non pensare che si deve cantare ma lasciare uscire semplicemente aria espirata, è su questo flusso naturale e libero che poi si canta.
3-      Lasciare uscire un po di aria espirando,  come se si pronunciasse una hhhh pensando di alitare o di appannare un vetro ( l’interno della gola e la bocca si rilassano come se fossimo “ubriachi”).
4-      Lasciata uscire un po di aria cantare una O pensando di alitare o appannare un vetro,  lasciando che l’aria scorra continua. Il risultato è un suono morbido, rotondo che viene emesso sul fiato. 

Accorgimenti al canto

La posizione della bocca e il giro di fiato

La posizione  della bocca deve assumere una forma ovale e verticale e non orizzontale,  mettere le dita lati della bocca e premere ai lati lasciando che la bocca si arrotondi e ovalizzi morbidamente.  Questo movimento non va fatto irrigidimento la bocca o le guance, piuttosto pensato come se premendo le dita la mandibola cedesse come morta ( a volte suggerisco di pensare per paradosso di emettere fiato “come se fossimo afoni”)






             Fig. 1: bocca stirata in orizzontale               Fig 2: bocca con forma verticale

E’ importante curare la respirazione costo-diaframmatica, sostegno e appoggio, questi tre elementi sono basilari, sempre. Mi raccomando non si deve agire solo sulla posizione della bocca e pensare che per magia si canterà bene, il canto è fatto di equilibri che derivano se si cura la base, ripeto respirazione, sostegno e appoggio.
L’apertura della bocca in orizzontale, “stirando le labbra, come per fare un sorriso forzato” produce l’effetto di mantenere il cavo orofaringeo piuttosto piatto e schiacciato. In tal modo le risonanze nel suono non sono complete ma soltanto orali, inoltre tale configurazione può andare a produrre suoni schiacciati e queruli, sbiancati, voci con timbro infantile o smisuratamente teso e metallico. In altri termini il suono esce con un movimento dritto dalla bocca e non compie un gesto ad arco (giro di fiato), il cavo di risonanza è stretto e il palato abbassato costringendo il suono ad uscire piatto e non ampio.









 
L’apertura in verticale della bocca, unita a mandibola rilassata, permette al cavo orofaringeo di assumere una “forma ad arcata dalla gola al palato”, si pensi ad esempio alla cupola di una chiesa. Nel fare ciò però non si deve tendere l’interno della bocca e la gola, piuttosto va pensato come un movimento morbido,proprio come se stessimo alitando. In questo modo il fiato, intriso di suono ,  trova una cavità di risonanza che permette di fare il cosiddetto “giro di fiato”. Il concetto di giro di fiato in parole semplici significa pensare che il fiato prima di uscire compia appunto un giro ampio all’interno del cavo orofaringeo:  sale e gira in alto e avanti, come sotto gli occhi. Il fiato quando cantiamo deve fare, anche idealmente, questo giro, va pensato ampio, ad arcata. Ho trovato utile suggerire di pensare al movimento del fiato che segue la forma del cranio e che sale in alto come sotto agli occhi, per uscire poi dal naso. Suggerisco spesso di pensare di appannare un vetro o di alitare, producendo fiato caldo, la voce in tal modo può ammorbidirsi e l’interno di tutto il cavo orale rilassarsi.
Quando si canta ricordarsi di mantenere  le costole aperte e utilizzare esclusivamente gli addominali per fare uscire il fiato, questo gesto “in dentro e in su” degli addominali, lento e graduale, permetterà un grande controllo della voce, sentiremo che siamo noi a comandare la  voce e poterla gestire e non il contrario. Si canta sul fiato, questo significa che cantare non è altro che una “semplice espirazione e controllata dagli addominali”, è su questo soffio che si canta. 

Il mento e la mandibola
Mento e mandibola devono essere mantenuti rilassati e abbassati, come se avessimo la mandibola anestetizzata durante una seduta dal dentista. Più rilassiamo mandibola e collo e più il suono risulterà morbido.  Più saliamo ai toni alti e più la mandibola, proprio come un ascensore, scende in basso mentre la bocca si apre sempre di più ovalizzandosi ( cosi i suoni si arrotondano).
Come esercizio, davanti ad uno specchio, porre un dito sul mento e lasciare che esso si abbassi morbidamente. Un altro esercizio è quello di mettere due dita ai lati delle guance e mentre si schiacciano le dita in dentro si fa aumentare lo spazio tra arcata dentale superiore e inferiore, raccomando il movimento non deve essere teso ma come se la mandibola cadesse morta e senza vita.
Oppure per favorire lo sgancio mandibolare  si possono mettere le dita ai lati delle orecchie dove si articola la mandibola e aprendo la bocca percepire lo sgancio.
Un altro esercizio consiste nel mettere le mani sulle guance con le punte delle dita verso le orecchie e di abbassarle lentamente verso la bocca facendole scivolare. Abbinare a questo movimento il rilassamento delle guance.






Offro di seguito  dei simpatici esempi visivi che sono stati di aiuto per alcuni allievi nell’idea di abbassare la mandibola e lasciarla cadere come morta:





Proiettare il suono

 Per educare la voce a cantare bene e in modo sano, il  suono va dolcemente indirizzato in alto e davanti al volto, in termini tecnici si dice di cantare “in maschera o suono proiettato”. Il suono non va trattenuto all’interno della bocca o della gola, ma lasciato uscire libero proprio come se fosse fiato espirato. Un esercizio utile a percepire “la maschera” è quello di pronunciare la HN: con la H si fa uscire un po di fiato e con la N si trova il punto in cui indirizzare il suono. Pronunciare una HN decisa senza esitazioni e lasciare che il fiato scorra sempre fuori per raggiungere un punto lontano. A volte suggerisco di pensare ad un raggio laser che esce dal nostro volto e va lontano. Può essere anche utile l’idea dello starnuto o di soffiare naso, , espedienti per pensare al fiato/suono che esce con continuità e va fuori.
Ora nel canto oltre a pensare mandare il suono in maschera è importante aggiungere contemporaneamente l’abbassamento della mandibola. In pratica si abbandona la mandibola che scende e si lascia che il fiato esca davanti al volto. Suggerisco di pensare a queste immagini per rendere morbida l’emissione:
  • Idea del vomito, di vomitare la voce (si apre la gola)
  • Alitare o  appannare un vetro (il palato si alza)
  • Pensare ad una voce da ubriaco o una voce buffa, quasi sfiatata (se la propria voce ha emossione molto tesa)


Ho riassunto brevemente i concetti principali, se avete dubbi contattatemi, spero il materiale vi sia utile. 

Andrea Cattaneo