a) LA U FRANCESE
Vocalizzare su terze con una u
francese ( si pensi alle parole francesi mur, sur…) curando che il gesto
dell’aria sia sempre diretto fuori dal viso e
dal corpo. Fiato sempre fori e avanti, le u vanno cantate su un unico
fiato, in un unico gesto, legando come
se la seconda u fosse il proseguimento della prima e la terza della seconda.
DO – RE – MI- RE – DO
U…………………………
Cosa curare in questo esercizio:
Il fiato deve continuare ad
uscire accompagnando morbidamente il suono della u francese, lasciando che esso
vibri spontaneamente e vada lontano, come in direzione di un pubblico
immaginario che sta di fronte a noi. Vocalizzando con la u francese la bocca si
verticalizza, questo elemento è importante,soprattutto nel canto lirico, il palato
si alza e la laringe scende facilitando l’ascesa alla zona acuta e rendendo il
suono omogeneo, più scuro e potente. Lo scuro e il colore brunito non è dato
dall’intenzione artificiosa di trasformare il suono ma dal palato che si alza e
si tiene morbidamente alto mentre
cantiamo. A questo punto della lezione è
bene spiegare, molto sinteticamente che
la posizione della bocca ha effetti importanti sulla timbrica del suono:
1.una bocca
aperta in orizzontale, cioè a sorriso tende a schiarire il timbro e a renderlo
più aereo;
2.una bocca
aperta in verticale, cioè allungata, favorisce un timbro più pieno e scuro, più
“lirico”, il cantante deve abituarsi a cantare tutte le vocali entro una forma
verticale come quella della u, soprattutto le vocali i-e-a che per loro natura tendono a rendere
troppo chiara la voce, ed in acuto tendono a schiacciarla.
Nello studio
del canto, soprattutto lirico ma non solo, è necessario aprire la bocca in
verticale altrimenti arrivati ad un certo punto la voce non sale più
facilmente, questo perché i nostri risonatori hanno bisogno di spazio, altezza e
profondità per emettere i suoni acuti. La posizione della bocca a sorriso
stringe la cavità risonantica (il cosiddetto “vocal tract.: gola, bocca e
risonatori della faccia) mentre la posizione della bocca in verticale favorisce
allungamento e spazio e quindi l’ascesa alle note acute.
b) ESERCIZO CON LA O
Esercitandosi
sulle quinte cantare una o chiusa come in “ora” accompagnandola morbidamente
con il fiato e lasciando aperta la gola, cercando di mantenere la bocca
verticale ( in alcuni casi può essere utile pensare di fare le labbrona sortirà
effettivi immediatamente positivi). Per facilitare la posizione verticale della
bocca suggerisco di mettere due dita ai lati della bocca e di stringere come
per toccare i denti lasciando morbida la mandibola. Questo
esercizio serve per allenarsi e può facilmente smascherare delle tensioni
muscolari al viso che impediscono alla bocca di verticalizzarsi. Fidiamoci di
questo meccanismo e anche se la nostra pronuncia con la bocca in questa
posizione ci sembra snaturata, si tratta di allenamento non è che si dovrà poi
cantare facendo assumere sempre alla bocca questa posizione.
DO – RE – MI – FA – SOL – FA – MI – RE – DO
O…………………………………………………….
Cosa curare in questo esercizio:
A volte durante l’ascesa vocale
suggerisco di pensare a come se si dovesse mangiare un grosso ghiacciolo: tutto
rimane aperto. Ancora per rendere una O bella risonante suggerisco di pensare
di appannare un vetro o di emettere fiato caldo: anche in questo caso il palato
si alza e la laringe tende a scendere un pochino favorendo l’omogeneità e la
qualità del timbro vocale. In caso di voci molto strette e eccessivamente aperte,
ho trovato efficace far pensare di vocalizzare come se si stesse bevendo da una
cannuccia o aspirando uno spaghetto.
La cosiddetta “voce scura” o
“voce grossa” dei cantanti lirici è data proprio dal palato alto e abbassamento
della laringe. Se il palato non si alza ( formando come una cupola) il fiato
sale senza morbidezza e il suono diventa “dritto”, querulo, schiacciato. Il
suono per salire ha bisogno di fare il cosiddetto “giro di fiato” che è
possibile solamente se il palato non è tenuto piatto.
Altri particolari che
l’insegnante e allievo dovranno tenere sotto controllo sono la mandibola e il
mento: essi devono rimanere rilassati e morbidi mentre canta. Molti insegnanti
consigliano giustamente di lasciare la mandibola morta, fare la faccia da ebete,
io a volte suggerisco di pensare di dovere appannare un vetro o di pensare di
imitare un ubriaco, mantenendo sempre la voce però fuori, davanti al volto.
Un altro espediente per
vocalizzare bene con la O è quella di mettere un dito sul mento e di abbassarlo
lentamente: la bocca assumerà spontaneamente una forma ovale.
Altre volte per favorire a
livello tattile l’abbassamento mandibolare suggerisco di mettere una o due dita
all’altezza dei buchi delle orecchie,
dove mandibola e mascella si articolano, e di lasciare cadere morbida la
mandibola, sganciandola. Mentre mandibola e mento cadono in basso morbidi, le
dita poste ai lati delle orecchie sentono che l’articolazione mascellare si
sgancia, il “buco” tra mandibola e mascella si apre. In realtà si apre il
condilo e di riflesso anche il suono trova la sua dimensione di altezza, morbidezza
e spazialità. Altre volte ho trovato utile suggerire di pensare al vomito a vomitare il suono.
Si osservino le due figure sotto : l’asterisco indica il punto in cui mettere le dita e il
movimento di sgancio e apertura della mandibola
F) Esercizi con I-O
Vocalizzare una I e una O su
terze e poi su quinte è un esercizio molto utile, la I porta avanti la voce e
da brillantezza, la O ( sempre indirizzata nella posizione in cui risuona la I)
allunga il condotto vocale
Cosa curare in questi esercizi:
E’ necessario in questi esercizi
posizionare prima la I e poi mettere lentamente la O nel posto in cui risuona
la I , senza fare cadere la o indietro come si suol dire in termini tecnici, ma posizionarla avanti mantenendo la
verticalità della bocca e l’ampiezza. E’ importante:
·
respirare sempre correttamente, come appreso
nella parte teorica evitando una respirazione addominale perché riduttiva e a
fondo perduto perché gli addominali agiscono su un diaframma molle e non teso,
esso deve rimanere inspirando bello steso in basso.
·
mantenere
aperte le costole e svuotare l’aria da sotto con gli addominali, preoccupandosi
di tenere aperto il diaframma cosi da sgravare la gola
·
rilassare la mandibola
·
più si sale in acuto e più ci vuole spazio nella
bocca
·
la bocca deve rimanere verticale
Vocalizzare su terze, quinte e
none
·
DO-RE-MI
–RE DO –RE-MI-RE-DO (TERZE)
I……………….. O…………………..
·
DO-RE-MI-FA-SOL-FA-MI-RE- DO - RE-MI-FA-SOL-FA-MI-RE-DO (QUINTE)
I…………………………………. O……………………………………….
·
DO-RE-MI-FA-SOL-LA-SI-DO-RE-DO
–SI LA-SOL-FA-MI-RE-DO (NONE)
I………………………………………………………………………..........
O…………………………………………………………………………….
Bravo!soprattutto per la spiegazione del perche é riduttivo e negativo pensare solo alla respirazione addominale!l ho sperimentato io stesso in anni di attivita!
RispondiEliminaAndrea
Salve Andrea, grazie per il commento e per la condivisione dell'esperienza. Sia a lezione che nei post sul blog che nel libro pubblicato, cerco di spiegare i motivi per cui gonfiare solo l'addome è controproducente nel canto e non serve a nulla. In una prossima pubblicazione a cui sto lavorando sarà mia cura approfondire tutte le richieste che ricevo grazie a questo canale. Il diaframma si trova nel torace, per allargarlo e distenderlo, dunque per allenarlo, è necessario concentrarsi sulla parte medio-bassa del torace (dalla fine dello sterno fin alle ultime costole). Quando si sperimenta una respirazione costo-diaframamtica corretta subito la voce parlata e cantata rifiorisce, il torace assume una postura "dolcemente elevata", che aiuta il cantante a porgere la voce e a percepire un senso di controllo. Purtoppo ho avuto modo di vedere su siti e riviste una grande confusione: la respirazione addominale viene scambiata per costo-diaframmatica, la prima va benissimo se ci dedichiamo alla meditazione o discipline come lo yoga, ecc, ma non basta per il canto. Come dico spesso: ogni attività ha le proprie peculiarità e requisiti. Il cantante in questo caso ha bisogno di espandere il proprio centro e allenare il diaframma.Quando realizziamo una corretta respirazione diaframmatica il torace si aplia ed in automatico si viene a creare l'appoggio del suono, ne consegue che se respiriamo solo di pancia, facendo prolassare senza il minimo controllo gli addominali, oltre a indebolire gli addominali nella loro funzione naturale di contenimento saremmo deficitari anche nell'appoggio del suono.
RispondiEliminaUn caro saluto
Andrea
grazie mi è servito l esercizio della bocca verticale per l espansione del suono e il movimento della laringe
RispondiEliminagrazie spiegazioni chiare,hai un blog dove seguirti'?
RispondiEliminagrazie mi è servito l esercizio della bocca verticale per l espansione del suono e il movimento della laringe
RispondiEliminaPaolo, sono contento se l'esercizio ti è servito e che sia riuscito ad essere chiaro, nonostante il limite di un rapporto indiretto. Il Blog è quello in cui stati scrivendo, mi puoi seguire qui o se hai delle richieste, dubbi se posso esserti di aiuto, scrivimi tranquillamente alla mail.
EliminaAttento con la bocca verticale: pensa sempre i suoni fuori dal viso come nel gesto di appannare un vetro, in questo modo ammorbidisci anche la mandibola.
Grazie per il tuo commento e a presto!
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