Sono lieto di vedere che così
tanti di voi mi scrivono ponendomi domande e dubbi, in questo post cercherò di
rispondere in forma di dialogo ai temi che maggiormente ricorrono nei vostri
quesiti in particolare per le voci snaturate, appesantite; nel blog potete trovare tutti i riferimenti tecnici spiegati per
esteso, qui ne darò dei cenni. La voce è uno strumento musicale molto
affascinante, a differenza di un pianoforte o un violino, siamo noi stessi lo
strumento. Come possiamo controllare la nostra voce: con la conoscenza della fisiologia, con immagini mentali e
sensazioni interne.
La
respirazione e l’appoggio
Nel canto è necessario apprendere
il giusto metodo di respirazione che è
"intercostale- diaframmatica": le stesse due parole
definiscono che una corretta presa d’aria deve coinvolgere sia il muscolo
diaframma che le costole. Come sapete il diaframma ha una forma di cupola, la
parte più estensibile è quella laterale e inferiore. Inspirando il diaframma automaticamente
si abbassa come una pompa, premendo gradualmente verso il basso e facendo
sporgere l’addome nella arte alta (epigastrio), mentre gli altri addominali
quelli medi e bassi si adattano con flessibilità a questo movimento, è
importante non “spanciare” come dicono alcuni allievi. Nell’immagine
sottostante potete osservare la discesa del diaframma.
Ma, il solo abbassamento diaframmatico,
non è sufficiente, bisogna cercare di appiattire il diaframma ed estenderlo il
più possibile, proprio come se fosse un telo elastico, agendo in maniera
indiretta: ovvero lasciando che esso scenda morbidamente ed allo stesso tempo
aprendo le costole medio-basse lateralmente.
Quando apriamo le costole la
membrana elastica del diaframma si appiattisce completamente, i polmoni e le
costole cercano di fare maggiore spazio a sinistra e a destra. In questo modo si
crea quella che viene chiamata: “base larga, appoggio, apertura del diaframma”,
ecc. Se eseguita correttamente questa respirazione fa chiaramente percepire al
cantante sia l’apertura di tutto il torace con una gradevole pressione laterale
che il diaframma abbassato sperimentando una sorta di appoggio verso il basso. Questa
dilatazione ed apertura consente di sostenere la colonna d'aria necessaria per
cantare. E’ molto importante: mentre si inspira rilassare l’addome evitando di
tenerlo compresso all’interno rigidamente, le ultime costole si allargano
mentre il diaframma scende e gli addominali nella parte alta (epigastrio)
sporgono (poiché il diaframma è tenuto basso). Al momento di cantare non bisogna chiudere il torace ma
cercare di mantenerlo in questo stato inspiratorio, con questa bella sensazione
di dilatazione interna e spazio, come se il diaframma fosse mantenuto ampio da
alcuni fili frontalmente, posteriormente e lateralmente (potete immaginare che
qualcuno dall’esterno tenga tirati questi fili, come se ci fossero delle forze
esterne).
Ricordate che è sbagliato
inspirare appiattendo in dentro la pancia (si verifica una respirazione
eccessivamente alta che schiaccia il diaframma in alto) quanto gonfiare solo
l’addome (si verifica una respirazione addominale per cui il diaframma scende
ma non si allarga e non si distende).
Se cantando il diaframma resta
allargato e disteso assume la funzione di trampolino elastico per i suoni. Pertanto, per appoggiare il suono il diaframma
deve rimanere teso e piatto espanso verso l'esterno. Se realizziamo una corretta
respirazione costo-diaframamtica automaticamente realizziamo la base per
l’appoggio, ovvero mantenere il più possibile la costole e il diaframma con una
tensione verso l’esterno.
Il
sostegno
Avviene grazie ai muscoli
addominali: il mio consiglio è quello di focalizzarsi su quelli più alti, a
ridosso del diaframma, nell’epigastrio. Una volta inspirato in maniera corretta
e mantenuto l’appoggio il senso di pressione verso il basso e di apertura
laterale, si sostiene con un lieve movimento morbido ma continuo l’uscita della
colonna d’aria e la voce. Il movimento deve essere dolce e morbido, come se gli
addominali fossero morbida spugna che gradualmente guidano l’uscita dell’aria,
con un movimento in dentro ed in alto. Allora il diaframma e la voce vengono
appunto sostenuti da sotto, come se ci fosse un vassoio che non li fa cadere.
Mai mollare questo movimento che deve svolgersi con gradualità e continuità,
sottolineo di nuovo: gradualità e continuità. In sintesi tenere appoggio + gestire
l’usicta dell’aria e della voce con il movimento addominale (pensato un po’
come il motore del fiato).Tutto qui.
Respirazione, appoggio e sostegno
sono tre aspetti correlati e che si integrano, cooperando in sinergia.
Il
suono in maschera
Spesso ricevo domande sul "Mettere la voce nella maschera",
questo significa posare la voce
correttamente, utilizzando le cavità
interne, quelle poste dietro le ossa facciali (il seno frontale, i seni
paranasali), proprio come un amplificatore naturale. Bisogna proiettare la
colonna di aria e la voce più in alto e avanti possibile: più avanti viene
posizionato il suono, più è a fuoco e squillante, vicino all'orecchio
dell'ascoltatore; più avanti è il suono è tanto più è sostenuto nella maschera
arricchendosi di risonanze. In particolare c’è un suono che facilita questo
processo: è la vocale latina
"'i", pronunciandola naturalmente il suono è anteriore e in maschera,
è già avanti e posizionato correttamente. Bisogna stare attenti a non
pronunciare una i simile ad una u, poiché questo porta a snaturare il timbro,
la “i” latina, chiara e pulita è perfetta per sperimentare la propria voce
naturale. Se provate a pronunciare la “i” e a seguire le altre vocali, potete
percepire che esse sono più posteriori e tendono a cadere in gola, in
particolare la a, e , o. Ciò che spesso suggerisco è di sfruttare la “i” latina
come stampella o guida, una sorta di strada su cui posizionare anche tutte le
altre vocali. In altre parole mettere tutti i suoni vocalici nella posizione
della "i". E’ un training che va fatto gradualmente e sulla guida dal
vivo, di un insegnante preparato e attento, con un orecchio sensibile ed in
grado di sentire in profondità la voce dell’allievo, proprio come se fosse
quella voce. Oggi a mio avviso c’è una vera fissazione nella maggior parte
delle scuole di canto: quella dell'oscuramento della voce, l’ingrossamento e lo
snaturare il timbro. Molti cantanti pronunciano la "i" latina come
una "U" francese, o quando arrivano alla “e” latina (come nella
parola tenero) pronunciano "eö". Questo metodo invia la voce
all'indietro nella gola, facendo perdere colore, ricchezza, pulizia e sonorità.
La vocale "i" a mio avviso è ottima per l’impostazione del suono e
della voce, ad alcuni può sembrare che renda la voce piccola ma possiede invece
la giusta risonanza, ed essendo sostenuta dalle cavità della maschera possiede
un numero elevato di frequenze.
Per pronunciarla e
successivamente cantarla in maniera corretta, bisogna lasciare che essa risuoni
nella cavità superiodi del viso. Vi potete rifare ad esempio all’immagine
proposta in più post: pensate di avere un forellino posto tra le sopracciglia e
di dovere pronunciare la “i” in alto e avanti, come se uscisse da questo
piccolo forellino. Pronunciate la vocale chiara come nella “Io”, lasciatela
leggera e usate un’intensità mezzo piano. Quando arrivate a pronunciare le
altre vocali (che suggerisco di enunciare in questa sequenza: e-a-o-u), cercate
di non perdere mai le sensazioni sperimentate con la “I”, in parole semplici
come se tutte le vocali uscissero dal forellino posto in mezzo alle
sopracciglia; pensate le vocali sempre più alte della “I” e più avanti, come se
la scavalcassero con un movimento ad arco.
Quindi
immaginate che ci sia un piccolo foro nella fronte, tra gli occhi, e che è da
questa apertura che passa il suono. Questo forellino ha sempre le stesse dimensioni, non cambia mai:
la "i" lo attraversa
perfettamente poi la “e (come la parola edera) che è una vocale più grande, e
la "a"più grande ancora. Tutte vanno tenute leggere e pensate alte,
al di sopra della “i”, in questo modo sono
in grado di “passare facilmente”. Nel fare questo aiutarsi molto con
l’articolazione e con i muscoli facciali. Più pesante e più grande è la vocale,
più dobbiamo elevare alzando i muscoli delle guance, mentre proiettiamo il
suono verso l'alto. Molti cantanti pronunciano le vocali e, a, o-u con la bocca
atteggiata perennemente ad O, senza muovere i muscoli facciali, inoltre per
correggere il difetto di voci rese appesantite ed artificiali è importante
aiutare l’allievo a pronunciare la a come una o
aperta e la o come una a francese (ad esempio la parola amore si
pronuncerà Amore). La "u" è la più difficile di tutte, per
pronunciarla al meglio bisogna portarla più vicino possibile alla "i", nelle
cavità che circondano il naso e sentirla vibrare avanti.
Un'altra cosa da evitare nelle
voci snaturate e appesantite è la bocca a forma di O che tanti insegnanti di
canto consigliano: una posizione fissa con la bocca stretta e il mento completamente
abbassato. Bisogna imparare ad articolare, usando la mascella superiore e non
quella inferiore. Se abbassiamo il mento in modo spropositato anche il suono
cade in basso e diventa chiuso, mentre se si utilizza la mascella superiore e
mantenendo morbida quella inferiore dà ancora molto più spazio e sonorità alla
voce. Fisiologicamente nelle note acute si sarà portati a sollevare le guance.
Questa è la base del canto.
La
maschera non è il naso!
Molte persone tendono a
confondere le due cose, i suoni in maschera sono vicini al naso, ma non diventano nasali. Un esercizio utilissimo per
evitare ciò e capire cosa significa suono avanti e non nel naso è quello di
tappare il naso e cantare pensando sempre all’idea del forellino tra le
sopracciglia. Provate a parlare articolando solo le vocali con naso tappato e
pensandole invece alte e avanti, come se fossero sopra al naso.
Più si sale in acuto e più
bisogna pensare a dare più spazio come se la testa lateralmente, frontalmente e
posteriormente si espandesse, questo consente di dare più spazio alla voce.
Spero questo post e queste riflessioni, sulla base dei differenti quesiti a me rivolti, possano essere uno spunto di riflessione e possa chiarire i dubbi.
A presto